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Lucera e la cultura

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Lucera e la cultura

Per quattro giorni Lucera è stata luogo di scambio, accoglienza e conoscenza grazie alla XV edizione del Festival della Letteratura Mediterranea, ideata e curata dall’associazione Mediterraneo è Cultura.

Dall’8 all’11 giugno ben 30 ospiti hanno contribuito a declinare, attraverso diversi linguaggi artistici e forme di scrittura, il tema scelto per questa edizione: “Tutto un paese sorge intorno ai giovani”. «Abbiamo voluto mutare un verso di Vittorio Bodini, “Tutto un paese sorge contro un uomo”, che racchiude in sé l’eterna contraddizione d’appartenere ad un luogo piccolo del mondo che però si apre d’aria e d’orizzonte a tutte le altre terre, a tutti gli altri mari», ha affermato in occasione dell’apertura del Festival Maria Del Vecchio presidente di Mediterraneo è Cultura, spiegando la volontà di rendere questo evento, prima di ogni altra cosa, uno scambio, senza aver mai la paura di ascoltare chi la pensa diversamente, chi parla una lingua incomprensibile, o chi compone musica e rime in un genere di cui non sappiamo tutto e che pure parla già del futuro.

Come Amir Issaa, rapper nato a Roma da padre egiziano, che canta la sua identità e quella della sua generazione, o le Poetic Pilgrimage, duo hip hop femminile musulmano composto da Muneera e Sukina che nelle loro canzoni parlano di gender, fede e cittadinanza. Loro sono stati tra gli ospiti del Festival con un doppio appuntamento: il focus moderato da Valerio Millefoglie dal titolo La sfida della rima e il concerto live. Durante il Festival si è parlato di futuro, quello che spetterebbe ai giovani costruire.

A quei giovani accomunati dalla precarietà raccontata in tanti modi e in tante forme nei quattro giorni. La precarietà legata all’identità, che pesa su tanti italiani senza cittadinanza, tema affrontato in maniera ironica da Takoua Ben Mohamed ed Essja Imjed nel focus dedicato alla Graphic novel.

La precarietà legata al lavoro e, di conseguenza, alle relazioni, portata in scena da Controcanto Collettivo con Sempre Domenica, spettacolo che evidenzia i conflitti tra la realtà e i sogni, tra la ricerca della felicità e la necessità di accontentarsi. Perché le nuove generazioni conciliano la vita in una serie di occupazioni e hanno studiato “per chi gli darà la quota per restare a galla in questo mare” come scrive Colapesce, ospite che ha chiuso il Festival domenica 11 giugno al Teatro Garibaldi con il concerto per visioni Isola di fuoco.

Ed è al mare che guardano ed è davanti a questo mare che non vogliono chiudere gli occhi gli organizzatori del Festival della Letteratura Mediterranea, convinti che solo il sapere possa salvare da tutto; per questo hanno dedicato la XV edizione a tutti i giovani: quelli morti in mare, sotto le bombe per attentati, sotto tortura, a tutti i giovani che hanno deciso di suicidarsi perché non riuscivano a vedere il futuro. A Marianna che si è tolta la vita dopo il terremoto de L’Aquila per aver visto morire davanti ai suoi occhi tutti i suoi amici, a Giulio Regeni, a Fabrizia Di Lorenzo, a Valeria Solesin, a Pateh Sabally che si è lasciato annegare, a tutti i giovani che muoiono lavorando la nostra terra, a tutti quelli che patiscono e di cui ancora non sappiamo il nome, a Samir che quando è morto in mare portava nella tasca una lettera per la sua amata, al 19enne Maslax che attendeva il permesso di soggiorno, a Michele che ci ha lasciato quella toccante lettera. Il XV Festival mira ad essere un seme gettato verso il dialogo, la conoscenza, il sapere.

Quel sapere che passa attraverso l’informazione - spiegata nel focus sul reportage da Brahim Maarad, giornalista italo-marocchino (Espresso) e Fouad Roueiha, giornalista e attivista italo-siriano (Osservatorio Iraq) e raccontata con la satira pungente e divertente da Fabio Canino e LaLaura di Rai Radio 2 – e attraverso la letteratura grazie al focus “Nel romanzo senza frontiere” che ha visto la partecipazione di Faruk Šehić e Ruska Jorjoliani, due penne della letteratura balcanica a confronto, mediate dalla scrittrice e traduttrice italo-bosniaca Elvira Mujčić.

Quel sapere che riconosce l’importanza e il peso delle parole, dei poeti Jenan Selçuk, Valerio Grutt, Andrea Cati e Isabella Leardini che hanno raccontato mondi e modi differenti di comporre versi, e dei cantautori come Diodato e Francesco Di Bella, accompagnati nel focus sulla musica d’autore da Francesco Raiola. Ma anche dei passanti, che hanno potuto esprimere il proprio pensiero prendendo parte alla performance artistica “Parole Passeggere” di Elena Bellantoni.

Quel sapere che cresce grazie al confronto con l’altro. Durante i quattro giorni Lucera è stata luogo di arrivi e partenze, non solo fisici ma anche metaforici con il progetto di Iyas Jubeh e Bruno Soriato che hanno presentato La terra del mio poema - Viaggio conviviale nei versi di Mahmoud Darwish, e con la performance artistica La strada che mi manda verso mia mamma di Laure Keyrouz e Silvia Galluccio, accompagnate al flauto da Pasquale Antonio Rinaldi, con la traduzione in vernacolo a cura di Marco Barbaro. Il Festival è terminato ma chi ne sente già la nostalgia può tornare a visitare, fino al 16 giugno, la mostra fotografica di Claudia Borgia, “Behind. Secularism and religion in Iran”, allestita nel cavedio della Biblioteca San Pasquale.

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