Cedrospeziato mantiene sempre la parola data ai suoi lettori. Vi racconto Frida Kahlo, in mostra a palazzo Albergati a Bologna. Ero impaziente di vedere dal vivo i numerosi capolavori di una donna conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.
Una donna che ha sofferto tanto e che ha saputo fare della sua sofferenza un valore aggiunto regalando al mondo intero la sua arte, attraverso i suoi occhi di donna. Frida era davvero bella, a dispetto dei suoi autoritratti che ne accentuavano volutamente alcune caratteristiche tipiche di donna messicana.
Frida era bella soprattutto nell'animo che traspare attraverso ogni più piccola e all'apparenza insignificante opera. Una donna come tante, ma forte e biofila come pochi sanno essere. Un amore disperato, quello per la vita nella sua accezione più grande e reale.
Per un uomo, certo, ma anche per più di un marito, un amante, una stella cometa che l' aiuta a tracciare un cammino esistenziale ancora incerto. Un incidente le segnò la vita, ma senza demordere, Frida Kahlo imparò a vivere sul serio e con la dignità che solo poche anime elette sanno avere in momenti tanto dolorosi della propria esistenza.
Voleva diventare medico Frida, il cui nome significa Pace, in realtà diventò la più grande artista messicana del xx secolo. In mostra anche i quadri di Diego Rivera, marito di Frida.
Un amore tormentoso, una storia, la loro, ricca di trasformazioni personali, di una complessa affermazione critica e piena di contraddizioni e deflagrazioni politiche e culturali.
La stessa Frida scrivendo di sè e di suo marito dichiarerà "Ho subito due gravi incidenti nella mia vita, il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego". Tramite i loro lavori artistici e le fotografie e i video, ma anche gli abiti, i gioielli e le pagine dei loro diari, si racconta un Paese: il Messico, una vera e propria corrente culturale e ambientale e la storia di un travolgente e inspiegabile amore passionale tra due grandi personalità.
Tanti i vestiti in mostra della Kalho, musa ispiratrice anche delle più grandi griffes del made in Italy e non solo. Il mondo messicano è in primo piano e con esso l'arte pittorica trasversale che racconta e spiega la vita a tutto tondo e senza fronzoli o mezzi termini.
Più delle parole potè il pennello.
Non c'è un quadro in assoluto da poter mettere su un podio dell'osservatore. Mi piace la storia raccontata, accennata attraverso i colori imponenti, una pittura sapiente che non alimenta dolore, ma lo affronta incoraggiando al cambiamento positivo, lo spiega in armonia con la vita. Gioia e dolore, due facce di una stessa medaglia.
La mostra raccoglie alcuni capolavori della pittrice messicana tratti dalla Collezione Gelman, nata nel 1942 quando Jacques Gelman e Natasha Zahalkaham due emigranti dell'Est Europa, si incontrano a Città del messico. I coniugi diventano ben presto amici di Frida e di altri autori messicani.
I quadri rappresentativi e più celebri della collezione Gelman sono Autoritratto con collana (1933) - Autoritratto con scimmie (1943) il cui messaggio è antesignano del ruolo dei nostri amici animali, a volte, nella nostra vita di umani. L'abbraccio amorevole dell'universo, la terra (il Messico) Diego e io e il signor Xolotl del 1949 è, senza dubbio, degno di nota per il valore che vuole esprimere a chi lo osserva.
Ancora tanti e tanti spunti di riflessione per una bellissima mostra curata da Gioia Mori e patrocinata dal comune di Bologna, prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con INBA (Instituto Nacional de Bellas Artes).
L'esposizione rappresenta anche una bella scoperta delle opere di Rufino Tamayo, David Alfaro Siqueiros Angel Zarraga e Maria Izquierdo che raccontano i principali movimenti culturali internazionali che attraversano il Messico in quegli anni. Dal Pauperismo rivoluzionario all'Estridentismo, dal Surrealismo a quello che decenni più tardi avrebbe preso il nome di Realismo magico.
Souvenirs e artigianato messicano a fine mostra...
Da non perdere!